Anche da quanto sta accadendo in queste ore in Val di Susa si capisce quanto sia stato grande e piena di senso di responsabilità la decisione di lasciare spazio a Monti. Si badi: non a un’altra linea politica stravolgente quella del centrodestra. Semplicemente a un’altra guida. L’inquinamento della verità legato all’odio contro Berlusconi aveva segnato anche il giudizio su quanto avveniva intorno ai cantieri dell’alta velocità ferroviaria. La volontà chiara di far del male, fino a uccidere, era stata documentata dal capo della polizia e affermata da Maroni, ministro dell’Interno del Governo Pdl-Lega.
Ma la stampa e soprattutto le televisioni hanno deformato gli eventi, dando uno spazio enorme non alle ragioni avverse ai cantieri, ma proprio ai metodi per farli valere. Insomma si dava voce alla signore anziane, ai contadini furibondi, sottacendo che questo tipo di persone erano la base di una giustificazione morale della violenza premeditata di tante frange estremiste. A cui hanno cercato di reggere la coda i talk show di sinistra e molte cronache benevole dei giornali.
Ora che c’e’ Monti, e i ministri Passera e Cancellieri hanno ripetuto le stesse identiche precise opzioni di Matteoli e Maroni, di colpo prevale nelle impostazioni di prima pagina la visione della violenza praticata dai “pacifisti ghandiani” – così hanno avuto la faccia tosta di autodefinirsi – che bloccano e incendiano la Val di Susa propagando il ribellismo fatto di sassi e molotov dovunque.
L’immagine del carabiniere che ha sopportato con calma professionale insulti e provocazioni infami ha mostrato i volti veri dei contendenti. Era la medesima cosa anche a luglio, ma le catapulte per lanciare massi furono trattate come simpatiche invenzioni folkloristiche, come i palloncini con acido muriatico (ancora adesso adoperati). Ma allora c’era da mostrare che Berlusconi non sapeva affrontare con la dovuta calma ed equilibrio una situazione di tensione. In fondo, gli antagonisti in Val di Susa praticavano, con armi più rozze e meno sofisticate la stessa battaglia contro lo stesso nemico che cominciava per B. Adesso – nonostante qualche residuo di nostalgia in Gad Lerner di lunedì scorso e (scommettiamo?) quello che oggi estrarranno dai loro marsupi tivù Santoro e Formigli – si vede come il sacrificio di Berlusconi sia stata una scelta da statista, come pure la decisione di appoggiare un Governo che su questioni decisive segue le orme del predecessore.
(dal mattinale del 1 marzo)