Tav: E’ guerriglia, altro che resistenza


La protesta dei cosiddetti No Tav, ormai si può parlare di vera e propria rivolta, sta assumendo i contorni di un evento molto più esteso e generalizzato rispetto all’originaria protesta da parte della popolazione locale nei confronti di un’opera infrastrutturale strategica per l’Italia, e per l’Europa.
C’è un’area, una sorta di enclave, diffusa in tutta Italia, che mescola revanscismi di estrema sinistra, parole d’ordine anarco-inserruzionaliste, sindacalismo esasperato e confuse ideologie vetero marxiste.
La battaglia di alcuni valligiani, una inevitabile minoranza rispetto agli interessi generali economici, politici e internazionali della complessa realizzazione, è diventata l’occasione, il casus belli, per una prova generale che rischia di sfociare in un vero e proprio movimento simile a quell’Autonomia del 1977, quando gruppi e gruppuscoli fecero il salto di qualità, passando dalle spranghe e dalle chiavi inglesi alle P38, e dagli slogan ciclostilati o urlati in piazza coi megafoni ai volantini con le deliranti risoluzioni strategiche progressivamente numerate delle Br e di Prima Linea.
Particolare attenzione dovrebbe prestare quella sinistra che anche oggi fatica, e molto, a prendere posizioni nette contro la violenza generalizzata, avvitandosi su continui distinguo e su ragionamenti che portano solo acqua al mulino degli antagonisti.
In questo contesto appaiono preoccupanti le affermazioni di Michele Santoro nel suo programma di ieri sera dedicato alla Tav. In un delirio verbale ha detto che in valle non c’è protesta ma resistenza e che le forze dell’ordine impegnate allo spasimo in queste ore sono di fatto “forze occupanti”.

Fiom e no-Tav, la piazza si salda.
La protesta della Fiom si salda con quella dei no-Tav, i cui striscioni saranno presenti a Roma allo sciopero proclamato per il 9 marzo dai metalmeccanici della Cgil, che lo benedice.
Un problema in più per il Partito Democratico, dilaniato dalle divisioni dopo che molti esponenti di prima linea della sinistra (Fassina, Orfini, Damiano) hanno aderito senza se e senza ma alla manifestazione di Roma. Uno sciopero inizialmente contro la Fiat, che si è nel frattempo caricato innegabilmente di motivazioni politiche contro i provvedimenti del governo votati anche dal Pd (pensioni, semplificazioni) e contro le ventilate modifiche –articolo 18 in testa- oggetto della trattativa per la riforma del lavoro.
La polemica in casa Bersani è al calor bianco, dopo che Veltroni ha censurato la scarsa coerenza che c’è “nel sostenere un governo e partecipare a manifestazioni contro di esso”.
Rimandando anche all’esperienza del governo Prodi, “una stagione nella quale i ministri manifestavano contro il governo del quale facevano parte, con danni devastanti”.
E adesso la saldatura con la protesta violenta dei no-Tav, ribadita anche ieri all’assemblea della Fiom a Torino.
I metalmeccanici della Cgil da sempre appoggiano le manifestazioni della Val di Susa, fu così anche in occasione dei gravissimi incidenti di giugno quando si schierarono contro gli interventi delle forze dell’ordine per ristabilire la legalità. E in questi giorni i suoi vertici non hanno trovato una parola che sia una per dissociarsi apertamente dalle violenze.
Perfino l’aggressione alla troupe televisiva è stata ridimensionata da Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale, a semplice “errore” in quanto “si pensava che fossero poliziotti”.
Insomma, per i giornalisti no ma se si tratta di poliziotti ben vengano i bastoni e i pugni.
Quanto ai blocchi stradali, “bloccare le autostrade fa parte delle iniziative di lotta”.
Ecco con chi e per cosa si apprestano a sfilare illustri esponenti del Pd: contro il governo che sostengono in Parlamento, contro la Tav che dicono di volere.
Intanto Bersani prende tempo e non riesce a decidersi sull’adesione o meno allo sciopero e soprattutto ad una manifestazione che, con l’aria che tira, è destinata a funzionare da calamita per centinaia di no global ed esponenti dei centri sociali le cui “iniziative di lotta” la Capitale ha pagato ancora recentemente a caro prezzo, con scene da guerriglia urbana. Che non ci auguriamo, ma purtroppo i presupposti sembrano esserci tutti.
(da mattinale 2 marzo)

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