La Nazione (Franco Cangini) – Come il grande Paganini, anche Mario Monti non ripete”… L’indisponibilità dell’acclamato salvatore delle nostre finanze con l’acqua alla gola, è variamente giudicabile. Salta agli occhi, innanzi tutto, che il “gran rifiuto” preventivo opposto a una richiesta di permanenza in carica da nessuno fin qui avanzata, è un tributo pagato a un’elementare norma di prudente comportamento politico… Inoltre, è evidente che vi sono altri modi, diversi dalla titolarità della presidenza del Consiglio, per continuare a svolgere, agli occhi dei mercati, la preziosa funzione di sommo garante della continuità della politica di risanamento finanziario dell’Italia… Il problema è un altro. Siamo proprio sicuri che le stangate a ripetizione sul costo del finanziamento del nostro debito pubblico trovino una ragione sufficiente nella scommessa della finanza internazionale sulla incapacità della politica italiana di tenere la rotta tracciata da Monti, quando il timoniere avrà lasciato ad altri la barra? Sorge il sospetto che l’impennata dello spread sui nostri buoni del tesoro — prima spiegata con l’urgenza di scalzare Berlusconi per passare a Monti, poi con la preoccupazione che Monti possa non durare in eterno — svolga la funzione del bastone di Pulcinella, che picchia duro su tutte le teste a tiro al solo scopo di arrivare a rompere quella che dà veramente fastidio…
La Stampa (La Jena) – Scelte. Due notizie, scegliete voi la buona e la cattiva: Monti resterà fino al 2013. Monti non si ricandida.
Il Sole 24 Ore (Stefano Folli) – La continuità con l’operato di Monti è una sfida nella sfida e riguarda sia il centrosinistra sia il centrodestra. Bersani si è irritato per la lettera firmata sul Corriere della Sera da quindici parlamentari del Pd cosiddetti «liberal»… quindici hanno messo nero su bianco un problema politico che non poteva più essere eluso. L’ambiguità della posizione del Pd è sotto gli occhi di tutti, come è emerso con la vicenda della «spending review». Bersani sarà chiamato nei prossimi tempi, anzi già dall’assemblea del 14luglio, a un maggiore sforzo di sintesi…
Italia Oggi (Sergio Soave) – Il Partito democratico, che i sondaggi mettono al primo posto più per l’indebolimento dei suoi competitori che per una sua tendenziale crescita, rischia di ripetere gli errori che commise il Pds nel 1994. Anche allora, in seguito ai risultati delle elezioni amministrative, la «gioiosa macchina da guerra» di Achille Occhetto sembrava destinata a una vittoria senza competizione. Silvio Berlusconi inventò un partito in pochi mesi e fece saltare il disegno. Anche allora c’era un governo tecnico, quello di Carlo Azeglio Ciampi, e c’era una crisi economica paurosa… Oggi le cose sono più complesse, Pierluigi Bersani maneggia i dossier economici con una competenza nemmeno paragonabile a quella del tutto inesistente di Occhetto, ma all’interno del suo partito si sta delineando una tendenza forse maggioritaria a lasciar cuocere Mario Monti nel suo brodo, per poi riproporre un programma di concertazione sociale e territoriale che significa paralisi delle scelte di risanamento finanziario, magari accompagnata da una patrimoniale demagogica, ma priva di effetti economici comparabili alla dimensione del problema reale. Giorgio Napolitano ha intuito questo pericolo e ha inviato due messaggi chiarissimi, il cui destinatario reale è proprio Bersani…
Il Foglio (Gianfranco De Turris) – … John Francis Ends, il noto serial killer della Destra italiana, come ha scritto il Corriere della Sera del 1 luglio, è “pronto a sciogliere il Fli” dopo aver constatato, aggiustandosi la cravatta, che “alle amministrative abbiamo dimostrato la nostra marginalità e in certi casi ininfluenza”. E quindi dopo il Msi e dopo An, nel terzo episodio di questo film dell’orrore lungo diciassette anni, ecco ormai il terzo cadavere lasciato alle spalle, il Fli. Per la verità, Mr. Ends, al secolo Gianfranco Fini, avrebbe detto: “Alle amministrative avete dimostrato marginalità e ininfluenza“, perché io, da presidente della Camera e quindi super partes, non ho partecipato alla campagna elettorale, quindi, va sottinteso, colpe non ne ho. Così riferisce chi ha partecipato alla riunione… L’avventura politica di questo sessantenne è quindi giunta al Finis? …
Libero (Franco Bechis) – Il marchio è stato registrato il 28 maggio 2012 in piazza di Pietra 39 a Roma, presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi. Nessun simbolo, massima sobrietà. Due sole parole. «LISTA MONTI», scritte proprio così in stampatello maiuscolo, unica ombra di grandeur… Che cosa è quella Lista Monti? È il partito del premier, di cui si vocifera sempre più da qualche settimana? È il veicolo pensato per allungare la vita al governo in carica e per arrivare – nonostante le smentite ufficiali – a un secondo mandato al premier dopo le elezioni 2013? La cosa più semplice è chiederlo al diretto interessato. Sul sito Internet della società c’è un numero di telefono. Proviamo. Squilla a vuoto a lungo. Poco prima delle tre del pomeriggio risponde una voce maschile. «Celestino Ciocca?»… «Volevo dei chiarimenti su una sua iniziativa»… «La Lista Monti»… Gli chiedo se è solo un marchio depositato da rivendersi se si presenterà l’occasione. «No, no. Nessuna intenzione del genere. È un marchio che parla chiaro e che supporta un’idea. Al momento giusto sarà presentato tutto, ma adesso mi capisca, non posso…»… Diciamo che a settembre se ne saprà di più»… (da IlM 11/07/2012)