La recente lettera di Angelino Alfano al Corriere della Sera rilancia la proposta dei moderati e dei liberali per la riduzione del debito pubblico, mette il dito su una questione essenziale per chi governerà in futuro, e ancor di più per gli italiani che dovranno scegliere. Stiamo parlando dell’enorme mole del debito pubblico, la seconda in Europa dopo la Grecia, che tra pochi giorni supererà i 2 mila miliardi di euro, il 123 per cento del Pil. Si tratta di cifre che neppure tecnici e bocconiani sono riusciti a scalfire, nonostante abbiano riempito l’Italia di tasse.
Il debito è la vera palla al piede che gli italiani sono destinati a trascinarsi dietro e che rischia di condannare il Paese ad un perenne declino e ad essere prigioniero delle decisioni altrui, dalla Germania alla Bce. A meno che non lo si riduca con una cura drastica. Che può essere solo di due tipi: con una massiccia patrimoniale sui risparmi e sui beni delle famiglie, come ha già minacciato di voler fare il Pd al traino della Cgil; oppure con la valorizzazione, il migliore utilizzo, ed anche la vendita di beni e proprietà pubbliche (spesso di nessuna utilità, spesso malissimo usate), come propongono Alfano e i moderati.
Con la prima soluzione, la patrimoniale della sinistra, non si colpirebbero solo “i ricchi”, che sono una minoranza, ma tutti coloro che posseggono una casa, anche la prima, e qualche risparmio. Diversamente non si otterrebbe nulla e il problema rimarrebbe. Questo la sinistra non lo dice, come finge di non sapere che la patrimoniale esiste già, e non solo sui “grandi patrimoni”: si chiama Imu e tassa sui depositi bancari.
Con la proposta Alfano, al contrario, si ridurrebbe il vero debito pubblico improduttivo, restituendo soldi ai cittadini e respiro all’economia, senza strangolare il Paese di altre imposte, straordinarie o meno.
La ricetta della sinistra è quella solita del “tassa e spendi”: più tasse per più spesa pubblica, esattamente come nei primi anni Novanta. La nostra ricetta è “meno spesa per meno tasse”. In tutte le campagne elettorali all’estero, dagli Usa alla Germania, si discute di questo: di come ridurre la presa della mano pubblica a beneficio dei contribuenti. È bene che lo si cominci a fare anche in Italia, e che i cittadini sappiano qual è la posta in gioco. (IlM del 07-09-2012)