Follia/Il governo vuole tagliare gli stipendi

Il governo Monti sta studiando un sistema per tagliare le buste paga? Lo rivela Libero in una dettagliata indiscrezione. In pratica si tratterebbe di dare attuazione ad un “suggerimento” del 2008 dell’allora presidente della Bce, Jean-Claude Trichet: “Per risolvere il problema della produttività l’Italia dovrebbe eliminare completamente dalla retribuzioni la componente legata all’inflazione”. Un consiglio fortunatamente mai accolto in pieno, né da noi né altrove: l’indicizzazione dei salari, almeno di quelli più bassi, è presente ovunque, a cominciare da Francia e Germania. Quanto all’Italia, ormai andata da anni in soffitta la scala mobile, esiste la rivalutazione legata all’indice base Istat di aumento del costo della vita (depurato di alcuni consumi, tra i quali i tabacchi): questa mini-indicizzazione è l’unica, per esempio, della quale i dipendenti usufruiscono in caso di mancato rinnovo dei contratti collettivi e dei relativi scatti. Stessa cosa per i pensionati.

Si tratta già di una voce che non tiene il passo del caro-vita: o perché è stata congelata, come per le pensioni con la riforma Fornero, e le retribuzioni e pensioni superiori ad un certo importo; ma soprattutto perché non regge alla miriade di tasse e aumenti escogitati da questo governo. O anche perché i precari hanno stipendi da fame per di più bloccati. Ragion per cui nel 2012 i redditi medi lordi degli italiani sono scesi a 19.250 euro, tornando a livelli di 10 anni fa, mentre il Pil procapite è addirittura precipitato a 15 anni addietro, e così i consumi.

Che cosa vuol fare adesso Monti? In vista di un ennesimo consiglio europeo del 19 ottobre, intende presentare una “riforma” degli stipendi nella quale quel minimo di rivalutazione viene del tutto eliminata dagli stipendi base, mentre verrebbe “potenziata” la contrattazione di secondo livello, cioè aziendale e di settore. Il tutto presentato come soluzione alla bassa produttività dell’Italia. Si tratterebbe dell’ennesimo bluff: con la crisi i rinnovi contrattuali sono bloccati, la “riforma” non toccherebbe i pensionati (i quali verrebbero condannati a vita a non avere più alcuna rivalutazione), né i lavoratori autonomi, mentre le tasse e l’inflazione continuano a mangiarsi ciò che resta di redditi e risparmi. E sarebbero queste le misure per rilanciare la crescita e i consumi? Ma siamo matti? (da IlM 19/09/2012)

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