E’ usuale, a inizio anno, tracciare dei bilanci di ciò che ha caratterizzato i 12 mesi appena trascorsi. Un’operazione che forse ai più potrebbe sembrare superflua o semplicemente inutile, ma che invece, a mio avviso, rappresenta un momento di riflessione, soprattutto se gli argomenti della valutazione coinvolgono la comunità. Anche nel corso del 2018 abbiamo ascoltato il solito refrain delle casse che languono, delle difficoltà dell’ente a reperire risorse, delle corse ad ostacoli per raggiungere una normalità, che dovrebbe essere il minimo garantito e che, invece, diventa uno ‘straordinario’ a favore di flash e condito da dichiarazioni trionfali. Sappiamo benissimo che ogni comune, nel nostro paese, soffre. Sappiamo che i fondi pubblici, destinati al Meridione, si sono dispersi in mille rivoli prendendo, a volte, altre strade.
Conosciamo i risultati di un concetto di “fallimentare” federalismo che ha portato a tentare di migliorare il proprio territorio, senza guardare oltre e rendersi conto che un paese deve crescere armonicamente perché i gap di un’area andranno, a lungo andare, a condizionare quella parte che determinate insufficienze non le soffre o le sopporta meglio.
Ma, per quanto ci riguarda più da vicino, sarebbe arrivato il momento di capire davvero come stanno le cose. O almeno pretendere chiarezza da parte di chi potrebbe fornirci tali delucidazioni. Non sto qui ad elencare occasioni perse, spoliazioni di varia natura, situazioni di degrado quotidiano e diffuso che le cronache ci hanno consegnato con cadenza quasi costante.
L’unica necessità che ritengo impellente è comprendere, al netto di una programmazione inesistente e di una navigazione a vista senza carte nautiche a disposizione, quali le reali condizioni dell’economia di comune e città metropolitana, perché l’occhio del cittadino, anche di quello meno attento, non può non scorgere delle evidenti incongruenze. Tra le ultime la nomina di Enzo Cuzzola (cui formulo i miei complimenti avendo lavorato con lui in commissione bilancio del Comune) scelto per la sua incontestabile esperienza, ma comunque ennesimo esempio della “dissociazione” tra ciò che si predica e si è predicato e ciò che succede, invece tra le mura dei palazzi a Piazza Italia.
Tornando indietro alle celebrazioni mariane, infatti, non possiamo non ricordare gli eventi di piazza che si sono svolti. Come? Volendo poi fornire altri esempi, senza dilungarsi troppo, non possiamo dimenticare tutti gli “eventi” collaterali “all’avvento” dell’acqua del Menta (qui ci sarebbe da aprire altro dibattitto in merito la reale presenza del prezioso liquido nelle case, ma passiamo oltre o/e l’opportunità di festeggiare qualcosa atteso per oltre quarant’anni…sic!) che sicuramente avranno avuto un costo. Restando, però, ai giorni nostri ecco una Reggio addobbata per le festività natalizie, con persino il momento musicale per la notte di San Silvestro. Nulla quaestio sull’atmosfera creata (magari gli spettacoli e un’ambientazione festosa non erano poi così nefasti!) ma anche qui paga Palazzo Alvaro, che, per amor di cronaca, avrebbe dovuto pensare alle decorazioni anche per gli altri 97 comuni della provincia (l’eventuale campanilismo in questi casi lo trovo, infatti, strumentale).
Mi chiedo dunque: la Città Metropolitana è il bancomat del comune quando si tratta di ‘mostrare’ a fini propagandistici ed elettorali? I fondi, quando interessa, perciò ci sono? Oppure si pensa, sic et simpliciter, di ‘illudere’ il cittadino con luci intermittenti e colori sgargianti sperando che possa, appunto, non accorgersi di ciò che, ogni giorno, lo circonda?
Attendiamo fiduciosi, restando in tema, che si faccia luce su determinate questioni…