Le cronache degli ultimi giorni hanno registrato la presa di posizione del Primo cittadino rispetto i comportamenti e le azioni della controparte politica, e, di rimando, accuse rispedite al mittente per quanto riguarda gli esponenti del centrodestra.
Nelle more di un dibattito, dai toni e dalle argomentazioni ovviamente contrapposti, non possono non scaturire alcune riflessioni che maturano al netto delle convinzioni che ognuno, pro domo sua, esterna.
Non ci vuole una profonda analisi per comprendere quale sia lo status quo attuale del gradimento di cui gode il nostro Sindaco tra la maggioranza dei reggini, i quali si trovano a dover quotidianamente assistere a degrado e disservizi e che non meritano polemiche fine a sé stesse e non certo propedeutiche a risolvere questioni che tanto ostacolano una decantata, ma mai attuata, normalità.
La cittadinanza, infatti, non chiede programmi straordinari, bensì ciò che, in altre realtà, risulta ordinario. Preso atto delle difficoltà oggettive che scandiscono l’agenda giornaliera di ogni reggino, ritengo che sia l’eventuale prospettiva di una soluzione ai disagi più evidenti ciò che possa interessare la comunità, e non un confronto aspro che mira a colpire, rispettivamente, l’avversario politico.
Di fatto, da un lato abbiamo ascoltato una conferenza stampa dai toni deboli sul fronte delle problematiche che un’amministrazione accorta avrebbe dovuto e potuto prevedere e, quindi, appianare dopo quasi cinque anni di governo, senza nascondersi dietro il solito alibi delle casse piangenti a causa delle iniziative passate, dalle quali, ricordiamo sono trascorsi 10 anni; dall’altro una difesa (legittima, ci mancherebbe!) che non contiene idee intese quali strumenti per avviare non solo delle critiche all’operato di una Giunta ed un Consiglio comunale (che navigano a vista e fanno finta non vi sia il mare in tempesta) bensì una seria riflessione che ancora sembra lontana dal poter nascere e svilupparsi.
Bisogna che quest’ultima parta dalla memoria: cioè dal passato che deve rappresentare la strada maestra affinché non si ripetano degli errori, e, soprattutto, affinché non si dimentichi il buono che la destra ha realizzato in riva allo Stretto.
Ciò non può essere possibile basandosi solo sul grande consenso che ha caratterizzato il centrodestra sino al 2011, ma deve andare oltre, ricordando i momenti esaltanti e le grandi progettualità mirate e non dimenticando i periodi bui, garantendo all’elettore la possibilità di poter esprimere una scelta che non avvenga sui demeriti altrui, per quanto consistenti essi siano, ma su un’alternativa profondamente ponderata e valida.
Ripartire per poter raggiungere un risultato, che si trasformi in benefici per la città ed i reggini, vuol dire anche ammettere gli errori, riconoscere che responsabilità sono state affidate con leggerezza; vuol dire prodursi in una concreta autocritica così da invogliare i reggini a scommettere, con una certa sicurezza, su una futura compagine amministrativa credibile per proposte, capace di innovarsi e rinnovarsi, in grado di riconoscere i propri limiti e tentare di superali gettando il cuore oltre l’ostacolo.
Non si può, infatti, correre una gara senza aver bene analizzato le tipicità del percorso, guardando indietro per controllare a che punto sia l’avversario, dimenticando che la meta è davanti a sé.
Spero venga presto il tempo della discussione, perché per vincere e convincere non è sufficiente la manifesta incapacità politico – amministrativa dell’Esecutivo e della maggioranza che occupano Palazzo San Giorgio: la legge dell’alternanza che viene fuori dalle urne, non deve fondarsi, appunto, sull’avvicendamento dei fallimenti di destra e sinistra o su slogan fumosi, ma su una squadra coesa, scevra da personalismi e su un programma strategico e lungimirante.