Sono giunto alla conclusione che la crisi dell’euro minaccia di distruggere davvero l’Unione Europea. L’Unione Europea è essa stessa una bolla. Nella fase del boom, la Ue era quella che lo psicoanalista David Tuckett definì un’idea fantastica”, irreale, ma affascinante. […] La Germania è sempre stata in prima linea in questa impresa. […] Il processo è culminato con il Trattato di Maastricht e con l’introduzione dell’euro, ai quali ha fatto seguito un periodo di stagnazione che dopo il crollo del 2008 si è trasformato in un processo di disintegrazione. Il primo passo lo ha fatto la Germania, quando Merkel – dopo la bancarotta di Lehman Brothers – ha dichiarato che la garanzia virtuale estesa ad altre istituzioni finanziarie sarebbe dovuta arrivare dall’azione di ogni Paese, e non dall’azione congiunta dell’Europa. Il Trattato di Maastricht era difettoso in partenza. Il suo punto debole principale era del resto ben noto ai suoi artefici: instaurava un’unione monetaria senza che esistesse un’unione politica. […] […] Gli Stati membri della zona euro hanno abdicato e ceduto alla Bce i loro diritti di creare moneta a costo forzoso. […] Poi è subentrato il tracollo del 2008 […] Molti governi hanno dovuto trasferire i passivi bancari sui loro bilanci e impegnarsi in una massiccia spesa in disavanzo. Questi Paesi si sono ritrovati nella posizione di quelli del Terzo mondo: indebitati in una valuta sulla quale non avevano controllo. A causa delle divergenti performance, l’Europa si è spaccata in due: da una parte i paesi creditori, dall’altra i paesi debitori. E tutto ciò sta avendo implicazioni politiche molto più ampie. […] […] I creditori stanno rifilando l’onere dell’adeguamento ai Paesi debitori, eludendo le proprie responsabilità per ciò che riguarda gli squilibri. Proprio come negli anni Ottanta, tutta la colpa e l’onere stanno ricadendo sulla “periferia”, mentre la responsabilità del “centro” non è mai stata neppure adeguatamente riconosciuta. […] Il “centro” è responsabile per aver messo a punto un sistema bacato, per aver promulgato trattati e perseguito politiche piene di imperfezioni, e per aver sempre fatto troppo poco e troppo tardi. Negli anni Ottanta l’America latina soffrì a causa di un decennio perduto; oggi un simile destino incombe sull’Europa. Questa è la responsabilità che la Germania e gli altri Paesi creditori devono riconoscere. Invece, non ci sono segnali che ciò stia accadendo. Le autorità hanno ancora tre mesi per correggere i loro errori. Dicendo “le autorità” intendo il governo tedesco e la Bundesbank. […]