Intervista al consulente del lavoro Beniamino Scarfone: per la crisi Covid sono stati utilizzati strumenti ordinari a fronte di un evento straordinario

Abbiamo intervistato il Consulente del Lavoro, Beniamino Scarfone, per conoscerne il parere in ordine ai provvedimenti posti in essere dal Governo italiano per far fronte all’emergenza (sanitaria e sociale) COVID 19
Ritiene adeguati i provvedimenti adottati dal Governo in questo momento di emergenza?
Questa situazione emergenziale andava certamente gestita in modo diverso. A distanza di due mesi la presenza dello Stato ancora non si vede e il senno di poi ahimè serve a ben poco, anche in considerazione del fatto che il Governo era stato avvertito delle problematiche che potevano sorgere. Anche i vertici del nostro Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, con la Presidente Marina Calderone e Rosario De Luca in testa, hanno per tempo fatto presente che gli strumenti individuati per gestire l’emergenza sarebbero stati tardivi ed inefficaci. Ciò che è certo è che lo Stato a fronte di un evento straordinario ha utilizzato strumenti ordinari. Evidentemente i risultati di questa scelta non potevano che essere infruttuosi. Inoltre, viste le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, secondo cui il 15 aprile sarebbero dovuti arrivare i soldi della cassa integrazione (ai lavoratori italiani), mi duole dire che chi ci governa non ha contezza di come funzionino le procedure ed i relativi flussi di lavoro. Gli ammortizzatori sociali “tradizionali” prevedono diversi passaggi burocratici che richiedono una determinata quantità di tempo che era assolutamente incompatibile con la data annunciata da Conte.
Quali sono secondo lei le ricette per poter salvaguardare il “lavoro dipendente”?
Non c’è mai una ricetta pronta ed utile per tutto. Le difficoltà sono indubbie. Ci troviamo di fronte ad una situazione senza precedenti nell’Italia repubblicana. Quello che mi sento di dire è che servirebbe buon senso, coraggio ed umiltà. A mio parere, al fine di essere tempestivi e permettere a lavoratori e famiglie di avere immediatamente l’ammortizzatore sociale, si poteva/doveva utilizzare un ammortizzatore unico semplificato ed integrato con le denunce mensili che comunemente effettuiamo nella gestione dei rapporti di lavoro. Poteva essere mutuata la procedura utilizzata in caso dei lavoratori in malattia prevedendo l’indicazione delle settimane da integrare (corrispondere) e l’iban del lavoratore (per effettuare il pagamento direttamente sul conto corrente). L’INPS avrebbe avuto con un unico flusso di lavoro tutte le informazioni utili per calcolare l’importo ed effettuare il pagamento. Lei potrebbe pensare: troppo semplice! Perché complicare le cose? Perché questa procedura non avrebbe permesso il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina.
Ad oggi, invece, le tipologie di ammortizzatori da utilizzare per la gestione COVID sono ben 4: cassa integrazione ordinaria ed assegno ordinario F.I.S. gestita ed erogata direttamente dall’INPS, assegno del Fondo di solidarietà bilaterale (es. artigianato) gestito e rilasciato autonomamente dagli Enti bilaterali e la cassa integrazione in deroga gestito dalle Regioni per il tramite dell’INPS (ognuno per quanto di loro competenza sono chiamati in causa per la gestione e l’erogazione). Questa varietà di ammortizzatori sociali, unitamente alle procedure sindacali, non ha fatto altro che creare “lungaggini” e“burocrazia” da gestire. Mi preme sottolineare che la scelta dell’ammortizzatore sociale da utilizzare non è lasciata alla libera scelta dell’imprenditore o del consulente, ma è dettata da precise disposizioni di legge in base alle caratteristiche dell’azienda oltre che dal numero dei dipendenti ed alle tipologie di attività.
Può fare chiarezza sul funzionamento degli ammortizzatori sociali? Per aiutarci a capire meglio l’iter che stanno seguendo moltissimi italiani?
Quando l’azienda decide di volere attivare gli ammortizzatori sociali e sospende il rapporto di lavoro dei suoi dipendenti deve:
1) ottemperare a quanto previsto dalla normativa in materia di informazione/consultazione sindacale;
2) comunicare ai lavoratori la sospensione del rapporto di lavoro;
3) presentare la domanda all’ente che deve provvedere alla verifica dei requisiti per la prestazione di sostegno al reddito (INPS nel caso di cassa integrazione ordinaria e FIS, all’ente bilaterale che gestisce l’assegno del fondo di solidarietà bilaterale, o alla Regione nel caso di cassa integrazione in deroga);
4) Attendere i diversi step autorizzativi e successivamente provvedere alla comunicazione, agli enti di competenza, della rendicontazione delle ore di sospensione dal lavoro oltre agli estremi per il pagamento (IBAN); solo dopo aver esperito tutti i precedenti passaggi l’ente proposto al pagamento può procedere ad effettuare il bonifico. Per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga la situazione è ancora più complessa perché ogni Regione e Provincia Autonoma ha previsto delle specifiche procedure con modulistiche e flussi di lavoro diversi.
Come detto… Tutto questo… poteva essere superato adoperando un ammortizzatore sociale unico straordinario e semplificato.
Questa confusione ha provocato un aumento della mole di lavoro del consulente?
Decisamente. In queste ultime settimane ho lavorato anche più di 12 ore al giorno domeniche e festivi inclusi. Lo stesso vale anche per tutti i miei colleghi in tutta l’Italia. In questo momento di grande confusione il nostro lavoro assume, dopo le professioni sanitarie, una rilevanza epocale (senza il nostro lavoro nessuno potrebbe percepire gli ammortizzatori sociali). Personalmente, come tutta la nostra categoria, sentiamo fortemente una vera e propria responsabilità sociale. Per questo motivo ci impegniamo al massimo affinché nessuno si senta abbandonato e abbia chiaro il percorso da seguire. La legge ci consentiva anche di attendere 4 mesi, per la presentazione delle istanze, ma dietro ogni modello e comunicazione noi siamo coscienti che c’è un lavoratore ed una famiglia con i loro bisogni.
Abbiamo parlato dei lavoratori dipendenti. Andiamo a focalizzarci sulle aziende:
Anche in questo campo non posso fare a meno di sottolineare l’inadeguatezza dei provvedimenti presi sin ora dal Governo. A causa della crisi scatenata dal covid le aziende hanno dovuto (giustamente) abbassare le saracinesche da un giorno all’altro. Se già questo, di per sé, è preoccupante: immaginare la ripresa è ancora peggio. Per chi ce la farà a riaprire lo scenario che si prospetta è pesante. Secondo il Governo l’unica soluzione è l’indebitamento! Ecco, mi chiedo: a che serve indebitarsi senza avere una chiara prospettiva di ripresa? Come potrà l’imprenditore ripagare il prestito se l’economia non riparte? L’imprenditore guadagna se il differenziale tra i costi ed i ricavi è positivo. E’ possibile che chi ci amministra non pensa che servano distinti interventi: un fondo perduto per gestire il momento della perdita di fatturato e finanziamenti agevolati, uniti a considerevoli sgravi fiscali, per adeguare le aziende alle nuove esigenze sanitarie (ad esempio pensiamo ai ristoranti dove occorreranno divise nuove, sanificazioni, bisognerà rivedere tavoli riducendo i posti a sedere). Tutto questo, invece, verrà fatto solo a spese dell’imprenditore che si troverà senza un serio aiuto dallo Stato (neanche chi ci Governa può pensare che 600 o 800 euro possano essere sufficienti). Sarebbero serviti provvedimenti credibili ed adeguati che potessero aiutare il mondo del lavoro a rimettersi in piedi. Anche perché se le aziende non ripartono non saranno più in grado di dar lavoro ai loro dipendenti, con lo spettro della povertà alle porte. Mi piacerebbe concludere comunque questa intervista con la positività tipica degli italiani. Siamo un grande popolo laborioso con un grande cuore: sono sicuro che ce la faremo a superare anche questa grande prova.

Intervista pubblicata sul sito del quotidiano sociale al link: https://www.quotidianosociale.it/intervista-al-consulente-del-lavoro-beniamino-scarfone-per-la-crisi-covid-sono-stati-utilizzati-strumenti-ordinari-a-fronte-di-un-evento-straordinario/

“Incontro con l’autore”: A Reggio Calabria l’incontro organizzato dal Consiglio dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro

pres libro rcSi è tenuto nei giorni scorsi un appuntamento organizzato dal Consiglio dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Reggio Calabria dal titolo “Incontro con l’autore”. Un appuntamento molto atteso dalla categoria che ha presentato in riva allo stretto due testi pensati e curati interamente da Consulenti del Lavoro. All’evento, coordinato dal Presidente Flaviana Tuzzo, hanno partecipato fino a tarda sera molti colleghi, reggini e non, oltre a rappresentanti istituzionali del mondo del lavoro calabrese. Due le sessioni di lavoro: la prima dedicata al libro scritto dai colleghi Beniamino Scarfone e Giuseppe Buscema “Le origini dello stato sociale in Italia – La normativa tra il 1920 e il 1940”, ed edito da Eurilink e la seconda dedicata alla pubblicazione curata dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, e fortemente voluta dal suo Presidente Rosario De Luca, “Sui sedili posteriori: la nuova libertà di Antonino Bartuccio”.

Nella prima parte, moderata dal giornalista Giampaolo Latella, Scarfone e Buscema hanno riannodato i fili della storia: “Quando è nato lo Stato sociale in Italia? Difficile stabilirlo con esattezza considerato che per esso si intende il coacervo di disposizioni normative mirate alla creazione di garanzie e protezioni per i lavoratori. Con questo testo abbiamo inteso – affermano Scarfone e Buscema – raccogliere ed esporre con sistematicità tutte le norme che si sono accavallate nel tempo e che trovano nel periodo che va dal 1920 al 1940 una fase di particolare incisività e resilienza, tanto da esplicare la propria efficacia tutt’oggi ma che, probabilmente, passano in secondo piano a causa del periodo storico in cui sono nati”.

pres libro rc scarfone

Nella seconda parte, il Presidente Rosario De Luca ha presentato il lavoro della Fondazione Studi teso a valorizzare la storia di Antonino Bartuccio, commercialista ed ex Sindaco di Rizziconi (RC), divenuto testimone di giustizia dopo aver denunciato le pressioni della ‘ndrangheta sull’Amministrazione comunale con un progetto editoriale mirato a promuovere la cultura della legalità: “Ho fatto solo il mio dovere. Lo rifarei perchè era mio dovere farlo da padre, da Sindaco del mio Paese e da privato cittadino. Lo rifarei perchè è la sola strada da percorrere; quella della legalità nell’amministrare il mio Paese, dare il buon esempio ai miei concittadini e ai giovani a cui serve il buon esempio. Vivere sotto scorta non è bello, però a volte capitano cose che non vogliamo, ma bisogna tenere la schiena dritta”.

All’incontro, oltre allo stesso Bartuccio e la moglie Mariagrazia Squillaci, è intervenuto lo Chef Filippo Cogliandro, anche lui esempio di uomo “normalmente onesto” che, alle prime pressioni della ‘ndrangheta, si è ribellato denunciando da subito la richiesta di estorsione.

“Sono particolarmente contenta della risposta della mia categoria – così si è espressa il Presidente dei Consulenti del Lavoro di Reggio Calabria, Flaviana Tuzzo – la tutela della dignità dell’uomo e la lotta per l’affermazione della legalità sono scritti nel nostro codice genetico. Con un pizzico di orgoglio ci tengo a sottolineare che in questi due progetti editoriali, presentati a giugno al prestigiosissimo Festival del Lavoro di Milano, c’è tanto lavoro di calabresi e reggini a riprova di quanto siamo sensibili sul tema e quanto alta sia la nostra attenzione nel lavoro che quotidianamente svolgiamo”.

Beniamino Scarfone e Giuseppe Buscema ospiti in WebRadio al Festival del Lavoro

Intervista rilasciata ai microfoni della WebTV dei Consulenti del Lavoro da Beniamino Scarfone e Giuseppe Buscema, coautori del libro “L’origine dello Stato sociale in Italia” ed ospiti al Festival del Lavoro 2019 al Mi.Co. di Milano.